Parliamo di agricoltura biodinamica

“Parliamo ancora di agricoltura biodinamica?”, chiederete voi. “Ma non ti stanchi mai?”, aggiungerete. Il fatto è che se non si alza la voce, maghi e fattucchiere hanno la meglio sulla ragione e la logica.

Purtroppo è di queste ore la notizia che il Senato della Repubblica ha approvato un disegno di legge sull’agricoltura biologica (qui). Fin qui niente di strano, potrete dire. Il problema è che gli appassionati di esoterismo, che evidentemente non mancano tra quelli che siedono nei banchi del Senato, hanno approvato una legge in cui l’agricoltura biodinamica viene equiparata in tutto e per tutto all’agricoltura biologica. Quali sono le conseguenze di tutto ciò? Una tra tutte è che pagheremo con le nostre tasse gli incentivi all’agricoltura biodinamica esattamente come paghiamo quelli all’agricoltura biologica che, però, ha fondamenta scientifiche che la prima non ha.

Di questo e di altro parleremo in diretta streaming su YouTube e Twich e il 25 Maggio alle ore 20:30 assieme a Daniel Puente, che gestisce un interessantissimo canale YouTube (qui), e Valentino Riva.

Per la diretta YouTube basta cliccare qui: https://youtu.be/L26PJauNcfs

Per la diretta Twich basta cliccare qui: https://www.twitch.tv/biologic_twitch

Vi aspettiamo!

Efficienza omeopatica e Covid-19

E’ la prima volta che intervengo in merito all’esplosione della pandemia da SARS-Cov2 se escludiamo quei pochi articoli che ho scritto in merito all’efficienza delle mascherine per la protezione dal predetto virus (qui, qui, qui qui e qui). In questo caso non voglio discutere più di mascherine. Ormai è stato detto tutto il possibile. Se c’è qualcuno che ha un callo al posto del cervello e non riesce a capire che l’uso delle mascherine protegge tutti noi dalla diffusione di questa terribile patologia (che NON è una banale influenza), non ci posso fare nulla.  Con questo articolo voglio soltanto evidenziare l’effetto che questa patologia sta avendo in India. Di tanto in tanto scorro le notizie on line e quello che vedo è veramente tragico. Non so che altro aggettivo usare. Addirittura si parla di decine se non centinaia di migliaia di morti al giorno.

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Ed ancora più impressionante è vedere le foto delle pire funebri che servono per cremare i corpi di tutti quegli sventurati.

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Qui sotto riporto delle agenzie internazionali. Nella prima foto si vede che sono state installate delle postazioni per la somministrazione di ossigeno e farmaci fuori dagli ospedali ormai al collasso.

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Nella foto seguente, invece, è l’immagine di operatori sanitari che ricoverano un paziente colpito da SARS-Cov2 nell’ospedale di Ahmedabad. L’articolo da cui la foto è presa spiega i motivi del fallimento delle politiche anti-COVID-19 in India.

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L’India sembra anche essere il paese in cui le pseudo scienze sono istituzionalizzate. Non sapevo, lo ho appreso scrivendo questo articolo, che esiste anche un Ministero AYUSH, ovvero un ministero che si occupa di “Traditional & Non-Conventional Systems of Health Care and Healing” che includono Ayurveda, Yoga, Naturopathy, Unani, Siddha, Sowa-Rigpa e Homoeopathy (dal sito del Ministero AYUSH) la cui efficacia per contrastare patologie come quella da SARS-Cov2 è del tutto nulla. Questo ministero ha addirittura elaborato delle linee guida per l’uso dell’omeopatia nel controllo del COVID-19.

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Non posso non notare che l’anno scorso, qui in Italia, i soliti omeopati esultavano per le scelte del Ministero AYUSH quando furono emanate le linee guida appena citate. E’ stato un profluvio di articoli a dir poco entusiasti. Ne volete qualche esempio? Basta guardare le immagini qui sotto. Non metto link per non regalare visibilità a questi siti web.

ed ancora

Ed ora? Dove sono gli omeopati nostrani di fronte alla strage che sta avvenendo in India? Cosa hanno da dire? Sono sempre in grado di sostenere l’efficacia dell’omeopatia? Come mai si ode questo assordante silenzio?

Sono sicuro che l’intellighenzia omeopata prima o poi sarà in grado di dare qualche fantasiosa spiegazione. Mi sembra già di sentire le unghie che graffiano gli specchi. Probabilmente verranno riesumate robe come la memoria dell’acqua, le sue avveniristiche proprietà rice-trasmittenti e chi più ne ha, più ne metta.  Nel frattempo posso solo dire che non ho parole.

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Il formaggio non ha più segreti

Il titolo di questo articoletto è un po’ eccessivo, ma non l’ho scelto io. Si tratta del titolo apparso sulla rivista “Formaggi e Consumi” per una intervista all’Ing. Gianni Ferrante della Stelar che parla degli ultimi sviluppi della rilassometria NMR a ciclo di campo per le analisi dei prodotti lattiero-caseari. Si tratta di un progetto ambizioso in cui è coinvolta anche l’Università degli Studi di Palermo nelle figure dei Professori Paolo Lo Meo, Delia Chillura-Martino del Dipartimento STEBICEF, del Prof. Luciano Cinquanta e me del Dipartimento SAAF. L’articolo lo trovate a questo link, oppure cliccando sull’immagine qui sotto.

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A tu per tu con l’esperto: parliamo di droghe

Qualche tempo fa sono stato intervistato in merito alle droghe. Ecco un estratto.

[] Ci spieghi cosa sono le droghe?

Il termine ha un’origine controversa. In un dizionario etimologico dell’inizio del ‘900 e che oggi è disponibile online[2], si riporta che il termine “droga” deriva dall’olandese “droog” in uso dal XVI secolo che vuol dire “secco”[3]. Si tratta, cioè, di un termine che si riferisce ad una qualità delle piante essiccate destinate all’uso farmaceutico o come spezie. Tuttavia, sembra che il termine sia già presente nell’inglese del XIV secolo, “drogges”, ad indicare sostanze usate per le preparazioni farmaceutiche [continua]

L’intervista completa, assieme a quelle di Armando De Vincentiis, psicologo, e Roberto Curcuruto, medico, la potete leggere cliccando sull’immagine qui sotto.

 

 

Un esperimento sulla validità delle mascherine

Chi mi segue sa che ho già pubblicato un paio di articoli sulla validità delle mascherine che stiamo utilizzando per proteggerci dalla diffusione del Sars-Cov2.

Il primo di essi era una lettera aperta ad Enrico Montesano che, tempo fa, affermò in pubblico che le mascherine ci fanno respirare la nostra anidride carbonica e, quindi, sono pericolose. La mia lettera aperta è qui sotto:

Lettera aperta ad Enrico Montesano

Scrissi, poi, un secondo articolo per ribadire ancora una volta che le mascherine non sono in grado di trattenere l’anidride carbonica. Questo articolo fu scritto per rispondere a quelli che affermavano che la barriera posta davanti alla bocca non era in grado di far passare i miliardi di molecole di CO2 che espiriamo in ogni istante della nostra vita. Se siete curiosi, qui sotto c’è il link all’articolo:

Ancora su anidride carbonica e mascherine

Tuttavia, come sapete, le prove sperimentali regnano sovrane nel mondo scientifico. Qualche settimana fa, Daniel Puente ha pubblicato un interessantissimo video in cui ha provato che il livello di saturazione di ossigeno nel sangue non cambia quando si usa la mascherina (sia chirurgica che FFP2) in diverse condizioni fisiche: camminata normale e veloce. Qui sotto il filmato di una decina di minuti che vi consiglio di vedere.

https://www.youtube.com/watch?v=2xiiTNNXwfg

Fonte dell’immagine di copertina

Risonanza magnetica nucleare, alimenti, ambiente, bufale

Oggi sono stato intervistato sul canale YouTube BioLogic di Daniel Puente. Abbiamo parlato di risonanza magnetica nucleare applicata all’analisi dei prodotti lattiero caseari, con qualche puntata sull’ambiente e su varie scemenze che si leggono in rete.  Mi sono divertito. Buona visione.

https://www.youtube.com/watch?v=zoZlb4cz7tE&feature=emb_imp_woyt

Per iscrivervi al canale BioLogic basta andare sulla pagina https://www.youtube.com/channel/UC-P-5bM3ifklXJtczrtu1_g

La risonanza magnetica nucleare nell’analisi degli alimenti

Siete curiosi di avere informazioni dettagliate sulla risonanza magnetica nucleare? Volete sapere in che modo può aiutare nelle analisi degli alimenti? Queste e molte altre domande avranno risposta domenica 28 Febbraio alle ore 16:00 sul canale YouTube BioLogic di Daniel Puente. Vi aspetto per la diretta streaming e per rispondere alle vostre domande e soddisfare le vostre curiosità scientifiche.

Per la diretta basta cliccare sull’immagine qui sotto

https://www.youtube.com/watch?v=zoZlb4cz7tE&ab_channel=BioLogic&fbclid=IwAR09hZz8QWYWGz91qXtpsDFz0jhe05wfw1tk0lUUf9cGKLs9wMpxL_Bw8Q0

Foto di copertina gentilmente concessa dal Prof. Paolo Lo Meo dell’Università degli Studi di Palermo

Su agricoltura biodinamica: riflessioni scientifiche

Circa un mese fa è comparsa una mia intervista su www.VinOsa.it in merito all’agricoltura biodinamica.

[…] È una pratica agricola che non ha nulla di scientifico, ma si basa su riti e superstizioni inventati da Rudolph Steiner all’inizio del ’900. Steiner era un visionario, ma non nel senso positivo del termine. Non va accomunato con gente del calibro di Newton, Galileo Galilei, Giordano Bruno – solo per mantenerci nel passato, citando persone a cui gli pseudo scienziati tendono sempre a confrontarsi – o Einstein, Planck, Dirac, Pauling – per andare a persone a noi più vicine nel tempo – che erano scienziati nel senso compiuto del termine. Il modo di essere visionari delle persone appena citate ha permesso lo sviluppo verticale della scienza, ovvero del corpo di conoscenze che oggi ci consente di usare i social network, di andare sulla Luna, su Marte o di aver superato le colonne d’Ercole del nostro sistema solare. Le visioni di Steiner sono quelle tipiche di una persona che non ha alcuna idea di come si possa fare scienza e basa le sue conoscenze sulla superstizione e sull’esoterismo […]

Se non avete ancora letto l’intervista ed avete voglia di divertirvi con delle valutazioni scientifiche su questa pratica agricola potete cliccare sull’immagine qui sotto. Quello sono io, stanco per le continue battaglie contro la pseudoscienza, mentre mi riposo per riprendere la lotta.

Grazie e buona lettura

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Sugli insetti e sui parabrezza

Avete mai sentito parlare del widescreen phenomenon? No? Eppure, tra gli ecologisti della domenica va per la maggiore. Si tratta della constatazione che il numero di insetti stia diminuendo perché i parabrezza delle auto non sono più così sporchi di insetti spiaccicati come quando eravamo piccoli.

Sono le classiche elucubrazioni di gente che di scienza non capisce niente e capisce ancor meno di come si realizza un disegno sperimentale per trovare una risposta alla domanda “la popolazione di insetti su scala globale sta veramente diminuendo?” oppure “esiste una relazione tra l’uso di agrofarmaci e numerosità della popolazione di insetti?”, e potrei continuare, naturalmente. È la stessa tipologia di approccio pseudoscientifico che viene usato dai fantastici fautori di quella robaccia che si chiama omeopatia e che si riassume con “su di me funziona” (ne ho già scritto qui).

La cosa bella è che queste elucubrazioni vengono diffuse da siti molto seguiti (per esempio qui e qui) che contribuiscono alla cosiddetta disinformazione o cattiva divulgazione scientifica.

Vediamo perché la relazione tra parabrezza, numero di insetti spiaccicati e popolosità degli stessi sia una bufala.

Innanzitutto, dobbiamo cominciare col dire che uno studio su scala globale relativo alla perdita di biodiversità (non solo, ma limitiamoci alla biodiversità) va disegnato in modo tale da ottenere risultati non solo replicabili, ma anche riproducibili[1]. Alla luce di quanto scritto, è possibile pensare che il numero di volte in cui puliamo il parabrezza delle nostre automobili sia un dato attendibile? La risposta è no. Il motivo è abbastanza semplice: percorriamo sempre la stessa strada? Sempre alla stessa velocità? Sempre nelle stesse condizioni climatiche? Sempre con la stessa auto?

Esistono strade di tantissime forme, dimensioni e condizioni, tutti fattori che vengono sempre ignorati quando il windscreen phenomen è usato come indice per misurare la popolazione degli insetti. Non dimentichiamoci, inoltre, che le strade generano i cosiddetti bordi nel paesaggio. Come sanno tutti quelli che si interessano di indagini analitiche di ogni tipo, gli effetti dei bordi sono sempre difficili da misurare e generalizzare.

E come facciamo il campionamento? Guidiamo verso i bordi della carreggiata? Allora ci dobbiamo aspettare di campionare una popolazione di insetti di corporatura più massiccia di quelli che potremmo rilevare sul parabrezza se guidassimo esattamente al centro della strada. E a che ora pensiamo di fare il campionamento? Persino io che non sono un entomologo so che la tipologia di insetti che vivono negli ambienti intorno alle strade differisce a seconda del periodo della giornata in cui ci muoviamo. E cosa andiamo a misurare? Il numero di resti presenti sul parabrezza? La loro densità? La forza che usiamo per staccare i poveri resti degli insetti spiaccicati?

Ma non basta. Se io guido sempre nella stessa microzona del pianeta, mi posso permettere di estrapolare le mie pseudo-osservazioni ad altre zone del pianeta? Ovviamente no, perché le mie pseudo-osservazioni sono valide solo per la strada che percorro abitualmente, non per le altre. Chi mi assicura che gli insetti non si siano evoluti in modo tale da andare a popolare le zone limitrofe a quelle che io frequento abitualmente con la mia auto, solo perché hanno imparato che la zona che frequento è quella più pericolosa del sistema in cui essi vivono?

Eh, sì. Tutte quelle elencate, ed anche di più, sono le domande a cui dobbiamo rispondere per rendere un dato attendibile. Sfido tutti gli pseudo-ambientalisti che usano il windscreen phenomenon a rispondere in modo coerente a tutte le domande sopra elencate.

Letture aggiuntive e note

The windscreen phenomenon: anecdata is not scientific evidence

More than 75 percent decline over 27 years in total flying insect biomass in protected areas

Declining abundance of beetles, moths and caddisflies in the Netherlands

Parallel declines in abundance of insects and insectivorous birds in Denmark over 22 years

[1] Replicabilità e riproducibilità non hanno lo stesso significato. La prima si riferisce alla capacità del medesimo ricercatore (o gruppo di ricerca) di ottenere i medesimi risultati nello stesso laboratorio in tempi differenti. La seconda si riferisce alla capacità di ricercatori differenti in laboratori differenti e fisicamente lontani tra loro, di ottenere i medesimi risultati di una data ricerca scientifica.

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