Negli ultimi trent'anni, nella scienza d'avanguardia, è emersa una nuova concezione sistemica della vita. Complessità, reti, network e pattern di organizzazione hanno ricevuto una rinnovata attenzione portando a un approccio innovativo, detto approccio "sistemico".
Ero rimasto favorevolmente impressionato dal primo libro di Pier Luigi Luisi dal titolo “Sull’origine della vita e della biodiversità” in quanto l’autore cercava di rispondere alla domanda “cos’ è la vita?” riuscendo a riassumere, in modo mirabile e senza particolari fronzoli, concetti attraverso cui era possibile dire che la vita è un complesso sistema chimico-fisico-biologico originatosi da fattori deterministici e contingenti che, attraverso un percorso a zig-zag, hanno portato alla complessità biologica che tutti noi siamo abituati a chiamare “vita”.
Alla luce del mio entusiasmo, ho comprato un libro molto più completo che avrebbe dovuto chiarirmi meglio e più dettagliatamente le domande che lo stesso Luisi aveva lasciato in sospeso nel volume appena citato. Il volume più completo dal titolo “Vita e Natura : una visione sistemica” è stato scritto da Luisi in collaborazione con Fritjof Capra. Sì. L’autore del “Tao della fisica”, che può essere considerato come un compendio di sciocchezze pseudo-scientifiche in cui l’autore trova improbabili correlazioni tra la meccanica quantistica e le filosofie orientali.
Appena avuto tra le mani Vita e natura : una visione sistemica ho incominciato ad avere dei forti dubbi sulla possibile validità del contenuto del libro. Infatti, una prima valutazione del volume ha evidenziato che è stato pubblicato dalla Aboca, una casa di prodotti naturali, che nulla ha a che vedere con libri di carattere scientifico se non legati alla pubblicità dei loro stessi prodotti. Ovviamente, questo non deve essere un pregiudizio su cui basare la lettura di un lavoro come quello di Capra e Luisi che, per detta degli stessi autori, non è destinato a tecnici, ma alla divulgazione di concetti legati al significato sistemico di vita. Il mio primo problema, tuttavia, è nato dalla lettura della presentazione scritta da Massimo Mercati, direttore generale della Aboca. Infatti, uno dei passi che lascia molto l’amaro in bocca a chi conosce di chimica e biologia è il seguente: “La convinzione che i complessi molecolari naturali, sviluppati in millenni di evoluzione, possano rappresentare per la salute dell’uomo una fonte più efficace e sicura rispetto alla chimica di sintesi, trova un suo fondamento logico nel concetto di pattern, di interconnessione e co-evoluzione di tutti i sistemi viventi”. Queste parole evidenziano due cose: 1. Chi le ha scritte non tiene in alcun conto che esiste una relazione diretta struttura-attività per cui anche se una molecola è di sintesi ha gli stessi effetti di una molecola naturale sempre che la struttura chimica sia identica. In altre parole, il D-(+)-glucosio sia di sintesi che naturale è sempre uguale a se stesso. Al contrario, lo L-(-)-glucosio ha proprietà differenti. Basta, cioè, l’inversione della configurazione per produrre due “oggetti” con proprietà differenti. Lo stesso discorso si applica a tutte le molecole di carattere biologico. L’albume dell’uovo, per esempio, è un sistema proteico che ha una ben precisa attività biologica (serve per far crescere gli embrioni che si trasformeranno in pulcini). Quando, però, la sua struttura viene alterata (ovvero denaturata) per effetto della cottura, perde tutte le sue proprietà biologiche. Si tratta sempre dello stesso sistema ma con caratteristiche strutturali differenti e di conseguenza, nel secondo caso, senza alcuna funzione biologica. 2. Chi ha scritto l’introduzione al libro non si è reso conto, o forse non ha voluto farlo, che il libro tratta della differenziazione tra riduzionismo scientifico ed emergentismo. In altre parole, le proprietà di una singola molecola non consentono di definire quelle del sistema complessivo in cui essa è inserita. Queste ultime sono dettate dalla sinergia tra i singoli sistemi molecolari come, per esempio, nel caso delle proteine allosteriche tra cui l’emoglobina. Quest’ultima funziona in modo tale che man mano che una molecola di ossigeno si lega ad un gruppo eme (il gruppo funzionale dell’emoglobina), le altre molecole di ossigeno trovano la “strada” facilitata e si legano più velocemente ai gruppi funzionali restanti. In altre parole, la struttura molecolare dell’emoglobina viene modificata dall’addizione progressiva di molecole di ossigeno in tal modo rendendo più efficiente il processo della respirazione. Tutto questo è possibile grazie alla particolare conformazione della proteina ed alle interazioni tra le sue diverse subunità.
Andando più nel profondo del testo, gli autori mescolano teorie new age a descrizioni più o meno serie di fenomeni naturali, dimenticando, però, di dare delle definizioni precise di alcuni concetti da loro espressi. Per esempio, dimenticano a più riprese di definire in modo oggettivo il significato di “coscienza”. Questa viene richiamata più volte nel testo ed associata a processi quantomeccanici che, in realtà, sono di difficile applicazione nel campo macroscopico.
Il libro, nel suo insieme, è una delusione. Mi sembra un miscuglio illeggibile del Tao della fisica, con le idee strampalate di carattere new age propagandate da Capra, e le teorie biochimicamente ineccepibili descritte in Sull’origine della vita e della biodiversità da Luisi. Il problema focale del testo è che, se letto da persone con un grado di cultura scientifica medio-basso, può portare allo sviluppo di idee pseudoscientifiche di cui il mondo web è pieno e che contribuiscono all’abbassamento della qualità tecnico-culturale in atto oggi nel nostro paese. L’eradicazione di pregiudizi pseudo scientifici diventa, quindi, un lavoro immane ed improbo.
Sconsiglio la lettura del testo ad un pubblico di non addetti ai lavori che potrebbero esser tratti in inganno e non discernere sciocchezze new age da realtà oggettive attualmente condivise dalla comunità scientifica internazionale.