Vi siete mai chiesti da dove originano i nomi degli elementi? Di tanto in tanto me lo sono chiesto anche io. Quando insegnavo la chimica generale e la chimica organica, era divertente sbalordire gli studenti con aneddoti curiosi e carini. Smorza la tensione per la lezione oggettivamente pesante e consente di andare avanti con più leggerezza. Uno degli aneddoti che mi piaceva raccontare, ancora oggi lo faccio se ne ho la possibilità, è quello relativo all’azoto.
L’azoto è un elemento molto importante in natura. E’ presente in tantissimi composti organici che assolvono a funzioni metaboliche importantissime. E’ presente nelle proteine, nel RNA, nel DNA, in molte sostanze che i chimici definiscono composti naturali e compagnia cantando.
Perché si chiama azoto?
Il nome è stato coniato da Lavoisier (https://it.wikipedia.org/wiki/Antoine-Laurent_de_Lavoisier) in Francia: “azote”. Significa “senza vita”. Deriva dal greco in cui al termine “zotos” (che viene da zoe, vivere) si associa la alfa privativa, da cui “a-zoto”, ovvero “azoto”. Sembra un paradosso, vero? Un elemento che è fondamentale per il metabolismo, ovvero per i processi alla base della vita, porta un nome che si riferisce alla morte. Beh, ai tempi di Lavoisier non si conoscevano certo le molecole come si conoscono oggi. Non si conosceva l’importanza di questo elemento nei metaboliti. Si sapeva però che una atmosfera privata di ossigeno provocava la morte, da cui il termine “azote” che in Italiano è diventato “azoto”.
Se il nome è “azoto”, perché ha simbolo “N“?
In realtà,questo elemento ha un nome con doppia etimologia. Il termine “azoto” è usato prevalentemente nei paesi non anglosassoni.
Nei paesi anglosassoni “azoto” è indicato con “nitrogen”. Il nome fu coniato nel 1790 da Chaptal (https://it.wikipedia.org/wiki/Jean-Antoine_Chaptal), un altro chimico francese, che capì che l’elemento era uno dei costituenti del nitrato di potassio, un sale, comunemente noto come “salnitro” ed usato come sapone ai tempi dei Romani. “Nitro”-“gen” vuol dire quindi “genitore” del “nitron”, laddove “nitron” è l’antico nome del nitrato di Potassio.
Paperino e la traduzione sbagliata
In definitiva benché Paperino nella vignetta di copertina si riferisca ad un certo “nitrogeno” commettendo un errore che molti chimici ritengono grave perché in Italiano N = azoto, posso dire che, in realtà, si tratta solo di un errore veniale perché sia “azoto” che “nitrogeno” sono i nomi che possiamo attribuire all’elemento di simbolo “N” con numero atomico 7 e peso atomico 14 g/mol.
fonte dell’immagine di copertina http://scienze-como.uninsubria.it/bressanini/divulgazione/paperino-chimico.html
Complimenti per il dibattito.
Io non sono del mestiere ho solo un acquario e faccio piccoli esperimenti fai da tè.
Ho una domanda, come posso capire se è azoto quello che mi si forma in un lungo tubo “filtro dell’ acquario” ?
Non ho i mezzi per analizzare e non ne sarei capace , chiedevo se c’è un metodo casalingo per capirlo .
Grazie
Che io sappia, no. Non c’è un metodo casalingo. Mi spiace. Ma magari c’è qualche collega in “ascolto” che ne sa più di me
Caro Rino,
permettimi un’ultima conseiderazione, che ritengo importante. A mio giudizio, i chimici italiani del XXI secolo hanno una grande responsabilità, quella di preservare il lessico chimico italiano da tutte le forme di imbarbarimento. E la responsabilità è certamente maggiore di chi ci ha preceduto, dato che ormai praticamente nessuno di noi scrive e pubblica in lingua nazionale, tranne ovviamente in blog come codesto o in riviste di nicchia come Chimica nella Scuola. Particolarmente significativo è il caso delle ammine e delle ammidi, che sempre di più sono scritte come amine e amidi, soprattutto in termini derivati (aminoacidi, carbamato, dopamina, ecc.) grazie al peso numerico schiacciante dei medici. Non faccio parte della SCI e quindi ignoro se ci sia una commissione apposita, ma ad ogni modo ritengo che il nostro silenzio a riguardo sia soltanto un tacito assenso ai calchi linguistici, soprattuto nella nomenclatura chimica nazionale.
Caro Emanuele,
Tu puoi permetterti tutte le considerazioni che desideri. Neanche io sono della SCI e non so se esiste una commissione adatta. Alle tue considerazioni fammene aggiungere una ancora più caustica che non riguarda solo i chimici del XXI secolo ma tutti quelli che in questo secolo si occupano di scienza. Non so se hai mai letto ciò che i nostri colleghi scienziati scrivono nei vari social. Posso dirti che dalla lettura del loro Italiano non mi preoccupa l’uso di inglesismi, quanto la loro ignoranza delle più semplici regole di grammatica e di sintassi. La consecutio temporum è, per questi colleghi, un optional. Per il resto sono d’accordo con te. Amide è ammide, con due m, in Italiano, così come ammina e non amina. Questi sono chiari esempi di errori di traduzione, sempre che sappiano quale sia la corretta traduzione dei termini suddetti
Caro Rino,
una volta tanto la conclusione del post non mi trova d’accordo. Ferme restando l’universalità della simbologia e la notazione chimica, ogni lingua nazionale ha poi le sue peculiarità chimiche, come la desinenza -uro per la maggior parte dei composti binari (di origine francese e tradizione ben consolidata). Desinenza che nei paesi anglosassoni è invece -ide. Se passa l’idea che ognuno possa effettuare calchi linguistici come nell’esempio del post, allora dobbiamo accettare anche che i nostri studenti leggano NaCl come “sodio cloride” (o clorido?). Mi sovviene che molti chimici organici dicano “riarrangiamento” (che in italiano ha un vago sapore musicale) al posto del termine chimico italiano, ormai secolare, “trasposizione”. Emanuele Bardone
Caro Emanuele,
Sono completamente d’accordo con te in merito alle tue considerazioni. Ritengo che chloride, non si possa tradurre con “cloride”, ma con cloruro, così come Silicon, non si traduce con silicone, bensì silicio. Il termine Silicon deriva dall’unione di silex, -icium e la -on di carbon. In altre parole, mentre l’etimologia Italiana di “silicio” riprende quella latina, l’etimologia anglosassone è differente. Per questo motivo non ci possono essere dubbi in merito all’errore di traduzione. Tuttavia, non si può non notare che il termine “a-zote”, ovvero “senza vita”, e quello “nitrogeno”, ovvero generatore di salnitro, siano stati coniati contemporaneamente ed utilizzati egualmente in tutta Europa. Poi, il primo ha prevalso nei paesi a lingua di derivazione latina, il secondo in quelli a lingua anglo-sassone. Il termine “nitrogeno”, sebbene desueto, è presente nel nostro vocabolario, per cui il suo uso è lecito. Ma è l’unico caso. Tutti gli altri citati da entrambi risultano, comunque, errori di traduzione.
Grazie per il tempo che dedichi alla lettura delle cose che scrivo e per il commento (spero sia il primo di una lunga serie) che offre la possibilità di un utile confronto e consente di chiarire al pubblico di non addetti, le modalità con cui devono essere affrontate le discussioni di carattere scientifico.